
Il fiore dell’omeopata
tre romanzi brevi
(Edizioni Piemme, 2003)
Scruta nell’anima, prima che nel corpo: così è il medico omeopata. E sono appunto tre anime a rivelarsi nella densità di questi tre romanzi brevi e intensi, dove l’osservazione del cielo e della terra si fonde con quella della natura più intima e nascosta dell’uomo.
Tre personaggi. Tre ritratti indimenticabili: una donna dal basco carminio, un avvocato di successo, il guardiano di un acquedotto.
Tre storie:



– Elena, La donna con il basco carminio. Un’infanzia di fiaba in una casa magica, sino all’incontro con un pescatore eremita che abita la riva del fiume.


– Abraxas, L’omeopata e l’avvocato. Un paziente difficile, che ingaggia con il medico un vero e proprio duello emotivo, mentre nello studio aleggiano, evocati dal mistero che l’uomo racchiude in sé, medium e spiriti guida.
– Zolfo, acqua e le stelle. Un’epica decadenza fisica, in un universo fatto di campagna e di acque, di canali sotterranei e tortuose gallerie, ma anche di notti trascorse con l’occhio fisso alla volta celeste e al disegno mirabile delle costellazioni.
Nelle vicende create – o evocate – dall’autore in questo libro si incontra con felicità e stupore il meraviglioso, ovvero quel fondo estremo e segreto dell’esistere che si cela in ciascuno di noi.

Zolfo, acqua e le stelle. Creatore di personaggi non comuni, contraddistinti da un rapporto quasi ultraterreno con la natura e con le sue manifestazioni più dolci o terribili, Audisio di Somma incontra qui, e fa incontrare a tutti noi, un uomo che vive tra acqua e cielo, di nome Mario ‘Marfo’ Fontanella, custode, tra monti ora pietrosi ora verdissimi, di una vecchia diga che ormai lui solo conosce. E vi accompagna un uomo, medico e narratore, cui tocca il doloroso compito di accompagnarlo a sua volta verso un destino inevitabile e ultimo. I due impareranno molto, l’uno dall’altro, nel tratto di cammino che percorreranno insieme.

Ora, da un diverso e felicissimo incontro, quello tra l’autore e l’attore Mauro Avogadro, i personaggi, nati in un lungo racconto, prendono vita, volto e voce, per scolpirsi ancor meglio – avvalendosi tra l’altro, in questa rappresentazione, di un ambiente quanto mai adeguato e suggestivo (Teatro Stabile di Torino, Fonderie Limone, repliche alla Cavallerizza Reale, all’Anfiteatro Romano di Torino, al Festival delle Colline Torinesi, al Festival delle Madonie) – nella memoria degli spettatori e dei lettori vecchi e nuovi.
Elena De Angeli,
Torino, 2004

